venerdì 28 febbraio 2014

Accettare o non accettare? Questo è un dilemma.


Sudore freddo, insonnia, disturbi intestinali e annessi.. No, non sto leggendo il quadro clinico di un ricoverato all’ospedale, bensì un’anamnesi della vita di un “universitario tipo”. Quando andavo al liceo invidiavo chi già avesse superato quella “fase” e credevo che sarebbe stato bellissimo potersi svegliare a qualsiasi ora la mattina, poter uscire tutte le sere bevendo senza indugio, studiare senza patire l’ansia costante del giorno dopo e senza seguire la scaletta del “diario”.. che cantonata.
La vita “dell’universitario tipo” è fatta di ritmi pazzeschi: confesso che si può (anche) uscire tutte le sere e bere senza indugio, ma la sveglia suona puntuale ogni mattina e soprattutto lo studio non è poi così arbitrario come pensavo. Niente a che vedere con lo stupido pagellino di metà semestre: qua si parla di vita, e di morte. In tre mesi quando si è fortunati si tratta di studiare e ripetere ( e studiare e ripetere e ancora studiare e ancora ripetere fino a qualche ora prima dell’esame) interi programmi, su pagine, su tomi, su antologie di materie diverse che si intrecciano e combinano fino a diventare essenza e linfa stessa della giornata. Lo studio e la ripetizione sono interrotti soltanto dal fischio della caffettiera dopo il pranzo e dal bollitore per il thè delle cinque o dalle telefonate disperate fatte con gli altri che come te stanno patendo e scontando come una pena inflitta questo periodo pieno di angoscia e paura. Si, angoscia e paura. Perché io non ci credo alla leggenda di altri ragazzi “universitari-tipo” che studiano con calma, di quelli che riescono a finire di ripetere fino a due giorni prima dell’esame ed esaurire il loro livello di preparazione/soddisfazione tanto da non studiare il giorno prima dell’esame stesso.
Bella beffa, bella fregatura.. Il quadro clinico del povero “universitario-tipo” sembrerebbe essere già fin troppo sofferente, ma il sacrificio e la disperazione non sono nemmeno la punta dell’iceberg. Quando finalmente, o forse purtroppo, arriva il giorno dell’esame noi nemmeno possiamo immaginare che ci aspettino almeno dalle cinque alle dieci ore di attesa mista ad ansia seduti nella stessa aula dove professori e soprattutto assistenti fanno una vera e propria carneficina. Dopo aver fatto l’appello, i “leoni” chiamano ad uno ad uno gli “agnelli", a volte in ordine sparso ma spesso in ordine alfabetico (andatelo a raccondare al povero sfigato che ha il cognome che comincia per “Z”), per fare uno stillicidio. E’ come un sacrificio.. percorrere quella “navata” che ti immola dritto dritto dentro le fauci di un mostro che può essere a una, a due o addirittura a tre teste ( quindi tre assistenti per chi non avesse seguito la mia immaginazione). Quelli che per te sono secondi (per gli altri invece ore) sono forse gli attimi più importanti almeno di quella sessione: in poche battute si gioca tutto il sacrificio fatto, il caffè consumato, le notti insonni e i fiati sprecati.. In un ben che non si dica arriva il momento in cui l’assistente può c’entrare quell’unico argomento che hai ripetuto bazzicando, o che forse per sbaglio avevi saltato, o per distrazione sottovalutato.. e in un secondo, se non vieni bocciato purtroppo vieni almeno decapitato.. e il voto già scende sotto il 24. Ma devi essere fortunato: l’assistente deve appartenere alla metà “ buonista “ perché se per caso, e mentre lo dico sto toccando il ferro e facendo dieci spergiuri, ti dovesse capitare l’assistente “ stronzo” ( è una definizione, scusate il linguaggio colorito) allora.. allora è bene che fingi un malore, ti “prendi le pezze” e tendi la mano. Poi ti alzi, ti volti, tieni le lacrime, tiri qualche sospiro e.. te ne torni a casa. Il libro tanto ti starà aspettando, non se ne sarà andato. Sarà ancora li, sulla scrivania, come un cane che scodinzola la coda e spera che tu lo accarezzi sul dorso.. E dovrai accarezzarlo, e farlo mangiare, e uscire e giocare.. Ti rimbocchi le maniche, e ricominci da capo..E’ stata una triste visione di come potrebbe andare l’esame. Sono sicuro che per la maggior parte di voi che starete leggendo in realtà l’esame sarà un modo per sfogare una tensione accumulata e che si conclude a lieto fine, con un voto mediocre o superlativo che si stampa sul libretto in modo indelebile e accresce vertiginosamente la propria autostima. Altre volte invece il dramma shakesperiano dell’ accettare o non accettare un voto mediocre vi può far raccogliere le forze sufficienti per essere onesti con voi stessi e riconoscere se un voto basso può essere un modo per superare un esame dove avete studiato poco per fortuna, o un voto immeritato che va rifiutato per ripreparare la stessa materia ma stavolta dimostrando all’assistente e a voi stessi che meritavate di più..Perché la vita di noi universitari è un “pendolo che oscilla” tra l’ansia, lo stress e l’esame: ma comunque la si affronti, la vita, in un modo o nell’altro va avanti fino a raggiungere il traguardo. E qualunque voto finale possa essere, per quanto mi riguarda resta soltanto un numero perché dietro a quella votazione ( più o meno meritata: questo è opinabile) si nascondono le stesse fatiche, le stesse notti insonni, gli stessi sudori freddi e malori intestinali.. si nascondono gli stessi anni a studiare sui libri, e a collezionare esperienze che un giorno ci vedranno protagonisti del lavoro che, spero per tutti, abbiamo sognato e meritato.
-Stefano.


mercoledì 26 febbraio 2014

L'arte della seduzione.

In psicologia e sociologia, e nel linguaggio comune, per seduzione si intende il processo con cui una persona ne induce un'altra, deliberatamente, a intraprendere una relazione di natura sentimentale o sessuale. Il termine deriva dal latino se-ducere e significa letteralmente "portare a sé", "condurre fuori dal retto cammino". Coerentemente con la sua etimologia, il termine può conservare una valenza negativa (tentare qualcuno a far qualcosa che non vorrebbe normalmente fare), ma viene anche usato in senso neutro o positivo (affascinare). 
 Uno sguardo,un gesto,un semplice movimento, tutto può essere seducente dipende soltanto dal modo in cui è fatto. 
Molti parlano di tecniche  di seduzione, per ammaliare il proprio partner,io credo invece che non esista nessun metodo per attrarsi, ma soltanto consigli a cui rifarsi.
La seduzione è qualcosa che viene da noi stessi, qualcosa che ci rende irresistibili, un atteggiamento naturale,diffidate da comportamenti costruiti che vi renderanno soltanto innaturali e per niente attraenti!
Quindi se volete sedurre il vostro partner incuriositelo: uno sguardo ammiccante, un vestito che lascia spazio all'immaginazione....e mi raccomando non sottovalutate mai la forza e la potenza del profumo....scegliete quello che più vi si addice e vedrete che anche gli altri ne saranno inebriati!
Essere belli e perfetti non è la condicio sine qua non per essere seducenti, quello che conta realmente è essere sicuri di sè,poi tutto il resto viene da solo!
Se agli uomini basta uno sguardo da furbetto e dei bei capelli per essere irresistibili,come il dottor Stranamore ci insegna,ovviamente per noi ragazze è tutto molto più complicato, e come sappiamo bene il lavoro che ci renderà irresistibili è davvero arduo:

-iniziamo dall'abbigliamento: mai cadere nel volgare. Se abbiamo una scollatura profonda allunghiamo l'orlo della gonna. Via libera alle trasparenze, l'effetto vedo non vedo rimane sempre molto eccitante; 

-tacchi,tacchi,tacchi....quelli sì che fanno miracoli. basta indossarli per sentirci subito più seducenti e accattivanti;
-mi raccomando la lingerie....parola d'ordine OSATE,senza mai esagerare: pizzi,guepiere, autorreggenti,sete e corsetti sono i benvenuti. Indossate quello che più rispecchia la vostra personalità e certamente farete un figurone;
-infine il trucco: esaltate la vostra bellezza e femminilità magari con un bel rossetto dalla tinta decisa oppure incorniciate ed esaltate il vostro sguardo!


"Quando non si tratta che di amarsi, non c’è nessun pericolo di lasciarsi reciprocamente sedurre dallo charme e dalle qualità l’uno dell’altro." quindi l'unica cosa che mi sento di dire è di lasciarvi andare. Cercate dentro voi stessi l'arte della seduzione che meglio vi si addice e soltanto così riuscirete ad essere impeccabili ai vostri e agli occhi degli altri.
Prima di salutarvi vorrei lasciarvi con quelli che secondo me sono IL seduttore e LA seduttrice per eccellenza del momento: Scarlett Johansson e Patrick Dempsey 



La seduzione non è per il luogo del desiderio. E’ quello della vertigine, dell’eclissi, dell’apparizione e della sparizione.Jean Baudrillard, Della seduzione
-Federica

venerdì 21 febbraio 2014

Perchè Sanremo è Sanremo!!!



Il Festival di Sanremo nasce negli anni '50, era da poco finito il secondo conflitto mondiale, radio e televisioni stavando diffondendosi a macchia d'olio e il Festival della canzone italiana divenne un appuntamento annuale prestigioso e imperdibile. Sono ormai passati più di sessant'anni ma ogni anno l'attesa per il grande evento non sembra diminuita e ogni febbraio posizionarsi davanti la tv magari con amici e parenti per commentare, spettegolare, aspettare l'ospite tanto atteso sembra un rito da seguire alla lettera.
Così ho deciso di scrivere quest' articolo, ma voglio parlarvi di ciò che mi ha colpito di più, quali secondo me sono state le canzoni più belle e più brutte, i  look più apprezzati e quelli più criticati, le vallette migliori e i conduttori peggiori.
Simona Ventura 
Tutti ricordano il Festival condotto da Pippo Baudo sicuramente un'istituzione,ma oggi è il caso di cambiare e così la decisione di affidarne la conduzione a personaggi più giovani è stato un bene. Bonolis ha fatto un ottimo lavoro, mi è piaciuta tantissimo quell'edizione e anche fabio Fazio e Lucianina non sono da meno. Ricordo ancora il monologo fatto dalla Litizzetto l'anno scorso contro la violenza sulle donne,toccante e profondo a discapito di tutti quelli che dicono che è capace soltanto di dire parolacce in tv, ma molto spesso l'ironia non è capita da tutti. Edizione a mio avviso peggiore è stata quella condotta da Simona Ventura, alla quale veramente non si addiceva assolutamente una trasmissione di questo calibro.
Autieri,Gerini con Little Tony e Bobby Solo
 Il palco dell'Ariston è stato anche un trampolino di lancio per moltissime showgirl ,da Sabrina ferilli, Eva Herzigova, Valeria Mazza, Paola Cortellesi, Vittoria Cabello , ma secondo me le più brave vallette che ci siano mai state sono Serena Autieri e Claudia Gerini. ormai due attrici affermate, volute da registi di un certo calibro come Castellitto e fratelli Vanzina hanno reso il Festival frizzante, coinvolgendo il pubblico cantanto e ballando e con la loro simapatia e bellezza disarmante.
Adesso veniamo a noi... non poteva certamente mancare un riferimento alla moda e ai look più amati e più odiati!! Diciamo che la maggior parte di conduttrici,conduttori e vallette sono sempre vestiti in maniera impeccabile, ma gli abiti sfoggiati da Belen Rodriguez e Elisabetta Canalis  mi hanno davvero fatto sognare....non riesco a dimenticare quel favoloso Versace bianco argento  indossato dalla Canalis che ha lasciato tutti senza fiato e il regale abito nero firmato Alberta Ferretti di Belen.
Che dire poi dell' incantevole Bianca Balti che ha sfoggiato dei Dolce e Gabbana a dir poco mozzafiato...quello rosso in pizzo era davvero un sogno e tutte abbiamo sognato di essere lei almeno quella sera!
Belen in Ferretti

Canalis in Versace

Bianca Balti


Ahimè ancora una volta la Ventura sarà criticata, ma stavolta per il suo look... per niente elegante e per niente adatto a quel teatro che ha visto protagonista la finezza e la semplicità di grandi donne come Edwige Fenech.
E adesso veniamo alla musica, voglio partire da quella che secondo me è stata la "canzone" peggiore di tutti i tempi "Italia amore mio" di Emanuele Filiberto, per parlare di quello che secondo me è stato uno dei brani più esilaranti mai ascoltati "La canzone monotona",una canzone così semplice ma anche così complessa all'orecchio degli esperti.
Le canzoni belle sono state moltissime e sarebbe difficile elencarle, "Luce" di Elisa fra tutte, Max Gazzè ci  ha stupito nel 1999 con    
"Una musica può fare",Giorgia ci ha incantati come sempre....ma vorrei ricordare quello che secondo me è stato uno dei cantautori italiani più bravi: Luigi Tenco, di cui non si parla molto spesso. Un maestro della musica italiana, uno di quelli che ha scritto le più belle canzoni d'amore,uno di quelli che ha lasciato il segno ma che forse non è stato capito e apprezzato come meritava
" io sono uno che sorride di rado,questo è vero,ma in giro ce ne sono già tanti che ridono e sorridono sempre,però poi non ti dicono mai cosa pensano dentro" Luigi tendo, "Io sono un uomo" (1966) .
-Federica

mercoledì 19 febbraio 2014

Noi Siamo Infinito

L’adattamento cinematografico del libro “The Perks of Being a Wallflower" ossia “Ragazzo da parete” di Stephen Chbosky. Io vi parlerò del film.Confesso di averlo visto perché ho riconosciuto qualche attore, e generalmente parto dall’equazione: buoni attori = buoni film, e qui ci lavorano attori del calibro di Emma Watron, Logan Lerman e Paul Rudd. Spesso l’equazione suddetta mi ha deluso, ma non è questo il caso. La pellicola parte dal classico cliché americano del ragazzo un po’ sfigato che fa il suo ingresso nel classico liceo, picchiato e deriso, che si vergogna di essere brillante e interessante per l’hobby più classista di tutti: la lettura. Un ragazzo che ha dei problemi, che durante l’estate ha vissuto col lutto per la morte del migliore amico che ha deciso di suicidarsi, e che da tutta l’adolescenza è affetto da terribili visioni che hanno cominciato a tormentarlo dalla morte della sua cara zia Ellen in un tragico incidente. In quella notte cominciarono ad assalirlo tutta una serie di flashback nei quali si sente colpevole per la sua morte..

Il liceo, come tutte le sitcom ci hanno insegnato negli unici momenti dove non facevano ridere, è un incubo: immagino che lo sarebbe stato anche per me se fossi nato nel “continente” : diciamo allora che mi ritengo “fortunato” di essere nato soltanto a Palermo. D’altronde la verità è che viviamo in una società dove la preoccupazione più grande è data dal sentirsi appropriati per gli altri, e forse un po’ meno per sé stessi; non ci possiamo spesso prendere il lusso di mostrare la nostra vera identità perché il rischio è di sembrare “diversi” piuttosto che “unici”. E per gli adolescenti è anche peggio: spintoni e offese gratuite per il povero Charlie, ragazzo che già di problemi ne ha abbastanza. Non avrebbe mai potuto sperare di conoscere Sam, e il suo fratellastro Patrick: due ragazzi dell’ultimo anno un po’ “schizzati” che imparano a conoscere lui e i suoi problemi.. quando scoprono anche la sua triste storia allora decidono di aiutarlo semplicemente facendolo entrare nel loro gruppo, offrendogli la loro sincera amicizia. Un gesto così gratuito, spontaneo e sincero che come tutti gli altri gesti low-cost sembra esser diventato un inutile lusso nemmeno più tanto scontato. Eppure per Charlie cambia tutto: impara a confrontarsi con altre teste, a conoscere buona musica e a non fidarsi dell’aspetto invitante e saporito dei brownies.. specialmente se l’ingrediente segreto è la marijuana. Le droghe leggere, lo sballo e le feste del sabato sera fanno da sfondo a quel mondo dorato che gira intorno alla bellissima Sam. La spumeggiante ragazza dell’ultimo anno rapisce il cuore del piccolo protagonista un po’ meno sfigato di prima, che presto si mostra essere un amico leale e sincero, anteponendo la gioia e la felicità degli altri alle proprie emozioni. 



E così arriva anche l’amore ma sfortunatamente per lui, non quello di Sam ma di Mary Elizabeth, una ragazza buddista e tutta pepe che con la sua esuberanza procura forse la prima dose in intolleranza-sociale nelle relationship di Charlie.. quindi la rottura. Purtroppo rompere con una ragazza di un gruppo “nuovo” di amici spesso significa dover rompere con tutta la combriccola.. normalmente è così che va la vita: passi avanti. Ma se già normalmente per una persona “sana" la cosa può essere snervante e opprimenti, per il povero Charlie,che dalla vita ha già avuto la sua buona dose di rogne, allora questo significa depressione. Non è facile per lui superare la rottura con gli unici amici che avesse mai avuto, tornare al tavolo del pranzo solo come nei primi giorni di liceo, e ad essere deriso dagli altri senza aver nessuna spalla su cui piangere. Ma la fortuna gira dalla sua parte, e in un momento di stress e forte tensione è l’unico in grado di difendere Patrick, il fratellastro di Sam, nel momento del bisogno, picchiando di santa ragione i suoi oppressori sfogando forse tutta la rabbia e la tensione accumulate in quei giorni di solitudine e guadagnandosi la fiducia degli amici che aveva perso.Quando l’anno finisce, i suoi amici più grandi e dell’ultimo anno partono ognuno per la sua strada.. E’ allora che Sam si apre con lui, e gli confessa di sentirsi capita e amata da quel piccolo ragazzo che la rispetta più di ogni altra persona e la rende felice e speciale allo stesso tempo.. trascorreranno la notte insieme. La notte prima della sua partenza.E quando lei sarà partita, ovviamente per Charlie arriverà il crollo nervoso. Il crollo della solitudine, dello stress subito e delle rogne dell’adolescenza che continueranno ad affollare la sua mente confondendosi in una matassa così fitta da non far connettere più la ragione al resto della realtà.. sarà dopo quest’ultimo crollo nervoso che finalmente Charlie capirà che il suo “autismo” emotivo sarà stato il frutto degli abusi sessuali subìti da bambino dalla zia che tanto aveva amato e che l’aveva lasciato, perdendo la vita nell’incidente, ancora innocente e confuso, pieno di domande che non avevano trovato mai risposta, e che crescendo erano solo diventate dei dubbi infernali che gli impedivano di parlare in pubblico e di relazionarsi con chicchessia. Sarà soltanto dopo quell’ultimo crollo emotivo che finalmente Charlie capirà che la sua vita, grazie alle esperienze di quell’ultimo anno che l’avevano fatto innamorare di Sam e far parte di quel gruppo di persone un po’ pazze ma divertenti, non era affatto una “storia triste", una di quelle che non avrà mai un lieto fine. Farà suo il senso della frase che il caro professore di scrittura al liceo gli disse:"Non possiamo scegliere da dove arriviamo, ma possiamo scegliere da dove andare da lì in poi". E Charlie vuole vivere, e amare, e crescere, e parlare, e leggere, e scrivere.. scrivere di lui, di loro. Capirà che lui, loro, sono infinito. E lo saranno sempre.
Uno dei pezzi forti film, a mio parere, è la colonna sonora. Se qualcuno di voi fosse interessato può scaricare ogni singolo brano della playlist che segue:
1. The Samples - Could it be another change
2. Dexys midnight runners - Come on Eileen
3. Galaxie 500 - Tugboat
4. New order - Temptation 
5. The innocence mission - Evensong
6. The smiths - Asleep
7. Cracker - Low 
8. Sonic youth - Teenage riot
9. XTC - Dear God
10. Cocteau Twins - Pearly- Dewdrop's Drops
11. Michael Brook - Charlie's last letter
12. David Bowie - Heroes.
Sono tutte tracce bellissime a mio personale giudizio, pezzi che non possono mancare nell’ipod e che danno la carica giusta per affrontare una giornata storta.
Infine dimenticavo di dirvi che il libro, in realtà, è in forma epistolare e nel film s’è cercato di lasciare inalterata la forma con la quale Charlie comunicava con il suo vero “IO” nascosto e represso, incapace ancora di comunicare col resto del mondo; così ho deciso di lasciarvi con l’ultima lettere che Charlie scrive a sé stesso:

"Caro amico, non so se avrò tempo di scrivere altre lettere perché forse sarò troppo impegnato a cercare di partecipare, quindi se questa dovesse essere l’ultima lettera voglio che tu sappia che non stavo per niente bene prima di cominciare il liceo e tu mi hai aiutato. Anche se non sapevi di cosa parlavo o non conoscevi nessuno che aveva questi problemi, non mi hai fatto sentire solo. Perché io so che ci sono persone che dicono che queste cose non esistono, perché ci sono persone che quando compiono diciassette anni dimenticano com’è averne sedici, so che queste un giorno diventeranno delle storie e le immagini saranno solo delle vecchie fotografie e noi diventeremo la madre ed il padre di qualcuno… Ma qui, adesso, questi momenti non sono storie, questo sta succedendo, io sono qui, e sto guardando lei, ed è bellissima. Ora lo vedo, il momento in cui sai di non essere una storia triste, sei vivo. E ti alzi in piedi, e vedi le luci sui palazzi e tutto ciò che ti fa sentire vivo e senti quella canzone su quella strada con le persone a cui vuoi più bene al mondo e in questo momento, te lo giuro, noi siamo infinito."
-Stefano

venerdì 14 febbraio 2014

S.O.S: DIPENDENZA DA SERIE-TV!

Buffy l'ammazzavampiri.
Non credo mai che esista una persona al mondo che possa con sincerità dirmi di non esser mai stato bloccato con una serie-tv o che in un qualsiasi momento della vita non si sia affidato totalmente ad una fiction, una di quelle con il protagonista che spacca lo schermo per permetterti di diventare un membro del cast a tutti gli effetti e di piangere e ridere con tutta la troupe sulla scena. A me è successo, con un numero così illimitato di serie-tv che prima di cominciare a scrivere il post ho dovuto stilare una lista per timore di dimenticarne qualcuna, eppure son certo di star per tralasciarne tante e tante perché dimenticate o forse conservate così bene nelle mie memorie da esserne geloso al punto di non volerle condividere con nessuno..
 La prima che mi viene in mente è Buffy l’Ammazza vampiri. Non so il perché sia la prima della lista, semplicemente è uno dei primi telefilm che mi abbia veramente preso come nessun altro. Ogni giorno dopo il pranzo non esistevo per niente e per nessuno, sognavo di ritrovarmi nel liceo di Sunnydale High insieme a  Xander, Willow e naturalmente la Cacciatrice più figa di sempre ad uccidere creature di tutti i tipi, combattere demoni e soprattutto infilzare vampiri. Per poco non ci restavo secco quando Buffy sacrifica la sua stessa vita per impedire al terribile dio Glory di portare a termine il suo piano di distruggere la terra.
"Willy il principe di BelAir" e " 8 sotto un tetto".
Troppo sangue, troppa tristezza e suspance. Ho sempre adorato le serie-tv molto impegnative e cariche di aspettativa, ma ho sempre ceduto al fascino della sitcom e negli anni ’90 lo scettro lo detengono “8 sotto un tetto” e “Willy il principe di Bel Air”. L’umorismo e la comicità di entrambe mi ricordano i pomeriggi quando, finiti i compiti, mi rilassavo a casa della nonna ridendo a crepa pelle sentendomi parte di quelle famiglie per certi versi anche bigotte ma piene zeppe di esilaranti gag. Un umorismo poco sottile, a tratti anche banale, ma unico nel suo genere.. Oggi riderei soltanto grazie a Scrubs
Scrubs.
Stiamo parlando della Sitcom più famosa e popolare di Mtv. Personalmente l’ho scoperta solo qualche anno fa, nel senso che prima avevo visto qualche episodio soltanto.. poi l’ho divorata. Direi che Scrubs sia.. un capolavoro. Sia perché in questo caso l’umorismo è molto più sottile e arguto ( non sempre, ma direi spesso) sia perché come una normalissima medical-drama ci mette con le spalle al muro davanti a delle verità spesso agghiaccianti di luoghi e gente comuni afflitte da malattie e situazioni poco piacevoli. Confesso che spesso è stato capace di commuovermi più di Grey’s Anatomy, e l’ultimo episodio della serie ( e mi riferisco all’ottava stagione, la nona per quanto mi riguarda non esiste) è stato capace di DEVASTARMI. Tutti noi dovremmo vedere Scrubs, perché è sicuramente una delle migliori serie prodotte negli ultimi anni.. Insieme a Lost, per esempio. Di cosa sto parlando? Chi non l’ha mai seguita starà pensando:
-Quella serie che vanno avanti e indietro nel tempo con acconciature e vestiti diversi? Ma come fanno poi se sono sempre sull’isola? -
E non sto scherzando: ho riportato quasi testualmente l’affermazione di un ragazzo in palestra. Lost, signori e signori, è magistrale. Il finale credo sia il rompicapo più interessante e intrigante e forse meno risolto della storia.
Lost ( Scena preferita).
IO credo di aver dato una mia personale interpretazione dello stesso, che prescinde dall’ovvio significato “cristiano” che gli è stato appioppato: per me, alla fine, ogni personaggio che dalla vita aveva avuto così poco, che per un motivo e per un altro aveva deciso di scappare e capitare ( forse nemmeno tanto per caso ) in un’isola deserta.. ha trovato nella stessa una famiglia, ha trovato l’amore, ha trovato un fratello, un padre.. Ha trovato la gioia, la serenità, e la pace. Quando finisce Lost, finisce un capitolo della vita, della vita di ognuno di noi. Anche questo è traumatico. Forse più traumatico della morte di George O’Malley, in Grey’s Anatomy: non è un caso se cito per la seconda volta la serie creata dalla folle Shonda Rhimes. In essa si impara presto a capire che la vita, cari lettori, non è facile. Anzi, è imprevedibile e piena di sorprese. In qualsiasi momento può arrivare una tempesta perfetta a distruggere l’ospedale dove per caso sta alloggiando il cugino della suocera della moglie della fidanzata che ha tradito la sorella del figlio del dott.Bollore o Stranamore o chicchessia. La vita è un casino, e un casino è anche la medicina. Da oggi, anche un semplice singhiozzo può essere letale..ma soprattutto fate attenzione alle fasciti necrotizzanti: si celano ovunque. Non fraintendetemi: io adoro Grey’s Anatomy.. ma è peggio del terremoto che ha devastato la casa dei Cohen a Orange County. 
E a proposito di terremoto e calamità naturali, vogliamo parlare di Walking Dead? No, non parliamone. Andatela a vedere, e di corsa. E non me ne frega nulla che siate delle signorine che odiano la vista del sangue e gli splootter: stiamo parlando di ARTE. E va visto..
Forse starete pensando che in un singolo post io vi stia parlando di troppe serieTv, e probabilmente avrete ragione.. la verità è che non siamo nemmeno all’inizio dell’elenco e rischierei di diventare troppo noioso e mi odiereste. Ecco perché ho deciso di chiudere il post in bellezza (e forse in qualche altro riaprire la parentesi “SerieTv” per parlarvi di tutte le altre che hanno accompagnato e tutt’ora accompagnano i miei momenti di svago e non solo) : How I Met Your Mother (HIMYM).
How I Met Your Mother.
Sicuramente è la più conosciuta e celebre serie degli ultimi anni, negli States è diventata praticamente un Cult in un ben che non si dica, e per me e parte della combriccola dei miei amici, un “must”.
NON potevo non parlarvene. Perché esattamente come Friends dieci anni fa, HIMYM parla di noi: dei problemi nel trovare un lavoro e l’anima gemella, nell’interagire con il gruppo di amici e di crescere insieme, cercare e trovare la strada giusta che prescinda dal passato e si proietti unicamente verso il futuro. HIMYM siamo noi, e non è un caso se tutti lo seguiamo e attendiamo con ansia la sua conclusione.. e quando finirà so già che mi accompagnerà quel terribile senso di vuoto che ci lascia sempre quando un’altra serie è finita: ci mancherà l’attesa del nuovo episodio, l’odio incommensurabile di quei minuti sprecati guardando uno spot pubblicitario, le meravigliosi canzoni e colonne sonore degli episodi preferiti, e l’attesa durante l’estate prima della prossima stagione.. Ma insieme al vuoto, ci resterà anche dentro qualcosa in più: la voglia di ricominciare con qualcosa di nuovo e magari migliore..
Io penso di potermi definire un serieTv-dipendente, e lo dico con fierezza e orgoglio. E non venitemi a dire che voi non siete affetti dalla stessa dipendenza perché non ci posso credere e viceversa mi dispiacerebbe per voi. TANTO.
-Stefano

mercoledì 12 febbraio 2014

Leggings,che passione!

Ciao a tutti e ben trovati! Oggi come ormai quasi ogni mercoledì ci occuperemo di moda, ma voglio concentrarmi su un solo capo in particolare: i LEGGINGS.
Amati, odiati, criticati, apprezzati.. insomma il fuseaux urban style ha veramente diviso le masse. Da qualche anno a questa parte sono diventati i protagonisti dei nostri armadi, ma sappiamo realmente indossarli?
Caratterizzati da una comodità fuori dal comune: non strappa, non stringe e non stressa ( per citare un noto spot), purtroppo i leggings non sono altrettanto facili da indossare.
E ovviamente il problema si presenta per quelle che come dire...non sono esattamente delle stangone con gambe scolpite e chilometriche. Le ragazze magre possono usarne di tutti i tipi: classici, scuri, di cotone, a fantasia, insomma sbizzarritevi tanto sarete sempre al top! Noi " ragazze mediterranee", consoliamoci così sorvolando su qualche chilo in più e qualche centimetro in meno, dobbiamo stare molto attente perchè è davvero semplice commettere errori madornali e ingiustificabili.
Innanzitutto partiamo dal tessuto: meglio preferire tessuti molto elastici e molto coprenti che uniformano la gamba facendola sembrare più compatta e più scolpita. Mi raccomando evitate quelli in pelle o eco-pelle. Il modello " catwoman" sicuramente NON SI ADDICE A CHIUNQUE, rischierete di sembrare delle squillo in tangenziale. Mi raccomando poi il colore: puntiamo su colori molto scuri, vanno benissimo nero, blu, marrone. E nonostante siano molto in voga.. attente alle fantasie! Fiori, righe, rombi, quadri, camouflage, animalier.. ingrassano! Quindi se vogliamo nascondere qualche difetto sono assolutamente vietate.
Ragazze vi consiglio i fantastici leggings push-up di Calzedonia: sono veramente irresistibili. Già appena li metterete vi sentirete diverse, come avvolte da una guaina che modella le cosce, alza i glutei e appiattisce la pancia. Li ho comprati e posso dirvi che funzionano benissimo!!
Leggings comunque non è sinonimo di pantaloni, quindi abbinate qualcosa di più lungo sopra come una maglia oversize che copra un po'.
Assolutamente banditi leggings trasparenti! Rischierete di trovarvi con tutto al vento e vi assicuro che non è un bello spettacolo. Evitate inoltre le più bizzarre fantasie che si vedono in giro: cartine geografiche, galassie e planisferi lasciamoli sull'atlante e se ci perdiamo possiamo ritrovare la strada di casa sul tom-tom senza bisogno di consultare il fondoschiena. E a tutti gli uomini vorrei vivamente consigliare di NON indossarli perché perderebbero tutto quello che di virile hanno. Quindi ragazze IO come molte di voi adoro questo capo così comodo, pratico e versatile; possiamo usarli per il giorno, per la sera, magari con un bel tacco ma indossiamoli sempre con i dovuti accorgimenti perchè ricordate che "bambini, ubriachi e leggings dicono SEMPRE la verità"!!
LEI PUO'.
- Federica    

venerdì 7 febbraio 2014

The Impossible.

The Impossible.

E' passato un mese o poco più da quando abbiamo aperto questo blog e l'idea iniziale era quella di scrivere tante recensioni su film e libri visto che effettivamente,almeno io, ne sono dipendente. Tuttavia accade spesso che si scriva  di qualcos'altro ma non vorrei che questa diventasse un abitudine e mi costringesse a trattare di tutto meno degli argomenti che più mi stanno a cuore. Così ho deciso di rifarmi e scrivere della mia personale critica di un film appena visto che mi ha veramente lasciato il segno un po' per la storia e il montaggio delle scene, un po' per la vicinanza temporale con la terribile catastrofe: il tifone nelle Filippine che ha suscitato in me un senso di angoscia e reale sofferenza di fronte alla devastazione della natura. Devo però anticiparvi che a dispetto della triste realtà questa pellicola ha un lieto fine.

Un anno fa film ha sbancato al botteghino e soltanto adesso ho potuto vederlo in uno schermo di 13” pollici. Morale della favola? Me ne sono pentito. Ma non di aver visto il film, ma di averlo visto soltanto in 13”pollici perché sicuramente meritava di essere visto sul grande schermo.Una storia straziante. Ecco la parola che mi viene immediatamente in mente quando passo in rassegna nella mente le immagini del film: strazio.Scene molto forti, crude..Non è il genere di film che piacerebbe vedere ad una persona debole di stomaco, perché si vede molto sangue: sangue dappertutto! Ma in fin dei conti come potrebbe essere altrimenti? Stiamo parlando di uno tsunami, di una potenza della natura che si abbatte nelle coste creando soltanto distruzione. E morti.Sarebbe stato impensabile rendere l’idea di una storia, vera per giunta, addolcendone i contenuti.Ma la cosa che mi ha colpito più di tutti, oltre alla meravigliosa e spettacolare regia e agli effetti speciali veramente realistici, è stata l’interpretazione degli attori. Naomi Watts sublime, è strano a dirsi specie da parte mia visto che non l’ho mai degnata di considerazione. Eppure non credo che la si possa considerare la protagonista della storia. Mi riferisco a Tom Holland, che interpreta Lucas. Il figlio maggiore che lotta, con il coraggio e la tenerezza della sua giovane età, e che rimette i pezzi di quella famiglia distrutti. E quando dico “ rimette insieme i pezzi” intendo letteralmente perché lo tsunami li aveva divisi tutti, uno per uno.Certo, credo che la loro fortunata storia possa definirsi più unica che rara, perché normalmente le famiglie coinvolte in certe catastrofi non riescono più a ricongiungersi e affrontano la triste realtà di aver perso almeno un membro della famiglia nella più rosee delle aspettative, ma non è successo a loro. Non è successo alla famiglia Bennet, che ha affrontato l’Impossibile, e ha vinto. A proposito: dimenticavo di dirvi che il film è tratto da una storia vera.Di certo non resto sorpreso delle innumerevoli candidature e premi riscossi grazie alla pellicola, ma non ho mai pensato che fossero questi risultati a rendere il film degno della, mia almeno, attenzione.E’ il messaggio che lancia e che, da sempre, cattura più di ogni altro la mia attenzione: la speranza. Quella non si deve perdere,mai.Il mio voto, personale e soggettivo come sempre, è 7/10.
-Stefano

mercoledì 5 febbraio 2014

Il migliore amico dell' uomo!


Buongiorno miei cari lettori e ben ritrovati!
Oggi a differenza di quello di cui tratto di solito vorrei parlarvi di qualcos'altro.
La maggior parte di noi ha un cane in casa,amico insostituibile,infinita fonte di gioia,compagno fedele per la vita. Ma sappiamo davvero prenderci cura dei nostri amici???
Oggi beneficerò della collaborazione di mia sorella,studentessa agli sgoccioli di medicina Veterinaria e vi proporremo un articolo a quattro mani per i nostri amici a quattro zampe!!!

Lo sapevate che?...

- La dieta casalinga per il vostro fido non è assolutamente da sconsigliare, a patto che sia però fatta con criterio e seguita da un professionista che si accerti che state provvedendo correttamente al suo fabbisogno. Se pensate che la frutta gli faccia bene non è un errore, ma ciò non vale per tutti i frutti.
Se Biancaneve stava per rimanerci secca con una mela, al vostro cane basterebbero alcuni chicchi d' uva, che potrebbero causargli un' insufficienza renale acuta. E mi raccomando a natale state attenti all'uva passa del panettone. Via libera invece a mele, carote, ma sempre senza esagerare!
Cibi assolutamente vietati: cioccolato, dolciumi, aglio e cipolla.

- Se il vostro cane è di grossa mole, come per esempio un alano attenti alle quantità di cibo e alle modalità di somministrazione: evitate un unico pasto al giorno troppo abbondante, in quanto queste tipologie di cani sono più predisposti alla temutissima torsione gastrica che può ucciderli.

- Se nell' immaginario comune da sempre il cane viene raffigurato con il tipico osso in bocca, stiamo attenti a che tipo di osso gli diamo; perchè certamente se di pollo, più che soddisfare un loro piacere di gola, potremmo soltanto arrecare un danno, considerato che si scheggiano MOLTO facilmente

- Infine tenete bene a mente che il cane non è nè un bambino, nè un trofeo, nè tantomeno un peluche. Quindi non ridicolizzateli portandoli a spasso per il centro commerciale dentro ridicoli passeggini e agghindati con orecchini e smalti. Lasciateli correre e giocare al parco insieme a cani e bambini senza aver paura che si sporchino il pelo!
" La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali"

-Federica