Morte all' "8 Marzo"
Questo sabato 8 Marzo mi sono venute in mente una serie di domande che vorrei fare a tutte le donne che vivono in Italia oggi: ma che senso ha nel 2014 la festa della donna? Qual è il messaggio dietro la mimosa? Basta seriamente un giorno di "celebrazione" per dimenticare che nel vostro paese siete cittadini di serie b?Figlio di una madre che ha sempre lottato per la sua emancipazione e i suoi diritti di donna, ma soprattutto per il rispetto dei propri diritti di cittadinanza, non riesco a capire come la nuova generazione di donne che parte da una situazione di indubbio vantaggio rispetto a quella precedente, che ha dovuto costruire la posizione sociale di partenza dalla quale le donne di oggi partono, possa accettare di vivere in una società più maschilista e con meno opportunità di quella di trent'anni fa. Non riesco a capire,e probabilmente non posso farlo,come si possa sopportare di vivere in questo paese in silenzio e senza provare a cambiare le cose.Le nostre mamme hanno lottato con le unghie e con i denti per il diritto all'aborto, al divorzio, hanno lottato per un'istruzione equa,per avere le stesse opportunità degli uomini,hanno vinto nelle loro battaglie di piazza e nelle aule parlamentari,ma forse hanno perso la sfida più grande: formare donne altrettanto combattive e consce che in un mondo di uomini le donne devono sempre rimanere vigili in difesa dei loro diritti.Il grande movimento femminista italiano è morto con la fine delle battaglie referendarie del 1974 e del 1981,da allora nessuna compagine organizzata a difesa dei diritti delle donne si è più formata o è stata degna di nota alle cronache nazionali,in questo silenzio imbarazzante,lentamente tutte le libertà conquistate sono state silenziosamente svuotate senza che nessunA aprisse bocca...Partendo dalla libertà sessuale e di aborto che tanto faticosamente si è riusciti ad affermare.Oggi quest'ultima è in sostanza negata dall'abuso, a mio parere ai limiti della legalità, dell'istituto della obiezione di coscienza che nel nostro paese sfiora la percentuale assurda e inaccettabile del 70% dei medici attualmente in servizio (il Consiglio D'Europa ci condanna dichiarando che una percentuale così elevata di fatto impedisce l'applicazione della legge sull'interruzione di gravidanza); se c'è una legge che permette ad una donna di scegliere di interrompere una gravidanza o di poter chiedere la prescrizione di un anticoncezionale perché un medico, dipendente del servizio pubblico nazionale, sottoposto come tutti i cittadini alla legge, senza nessuna conseguenza, può rifiutarsi di prescrivere il farmaco o praticare l'aborto e quindi imporre la propria volontà in un momento in cui l'unico soggetto che dovrebbe decidere nel merito è la donna che si deve prestare alla terapia? Oggi in Sicilia, secondo un'inchiesta dell'Espresso, quattro medici su cinque sono obiettori di coscienza; mi spiegate in che modo nella mia regione sarebbe tutelato il diritto all'aborto di una donna?...Siciliane sveglia!Altro punto ancora più drammatico sulla situazione femminile riguarda gli enormi passi indietro nel campo della parità di trattamento sul posto di lavoro.In Italia il numero di laureate supera di quasi 10 punti percentuale quello dei laureati, ma ciò non garantisce alle donne di ricevere lo stesso trattamento dei colleghi dottori. Il tasso di occupazione delle neolaureate rispetto a quello dei neolaureati ribalta il rapporto precedente. Un neolaureato ha il 10% di possibilità in più di una neolaureata di trovare un posto di lavoro, solo per il fatto di avere un pene! E sempre a causa di questa clamorosa differenza, che apparentemente donerebbe a noi uomini una predisposizione al lavoro superiore, un neolaureato appena assunto guadagna in media il 32% in più della sua collega anch'essa neolaureata (1220€ rispetto a 924€). Ovviamente queste discriminazioni proseguono durante tutto l'arco della carriera professionale di una donna, dalla non presenza nelle posizioni apicali di grandi società, ai licenziamenti causa maternità ecc.Ma anche in questo caso nessuna manifestazione, nessuno sciopero, niente di niente...Ultima ma non meno importante: la situazione che attiene al sentimento di insicurezza che cova nel cuore delle nostre concittadine ed il ritorno alla visione di una donna più regina del focolare domestico e moglie fedele.La nuova generazione di donne, le nostre coetanee, sono tornate in forza ai lavori domestici: senza togliere importanza alle casalinghe italiane, questo per una visione paritaria della società è un tremendo passo indietro. In Italia ci sono 5 milioni di casalinghe, e più di 800.000 hanno meno di 35 anni, e nel solo Sud Italia si trovano più della metà del dato nazionale. Anche se il numero di casalinghe è diminuito dal 2004 del 5%, se parametriamo questi dati con quelli europei, la figura del Bel Paese non è delle migliori.
Il dato delle donne inattive è quattro volte superiore rispetto a quello degli altri paesi europei, per non parlare del tasso di occupazione tra la popolazione attività che non arriva neanche al 50%! In sostanza le nostre mamme sono riuscite ad uscire dalle cucine per entrare nelle fabbriche e negli uffici, mentre le nostre compagne di scuola e di università ci tornano allegramente e fischiettando!Finalmente rimane l'ultimo vero e grande scandalo della situazione femminile odierna che, come finora si può desumere, non è per niente rosea (il colore che più si approprierebbe alla circostanza è il marrone), cioè quello della violazione dei diritti costituzionalmente tutelati della sicurezza e della uguaglianza sostanziale che oggi il vostro Stato non vi garantisce.Vorrei ricordare che proprio l'8 Marzo appena passato (come se negli stati schiavisti del sud degli USA ci fosse stata la festa dei "niggers", visto lo status di cittadini di serie b a cui voi donne oggi siete relegate), tre donne sono state uccise dai propri compagni solo per il fatto di averli lasciati, e che se il numero di femminicidi serve solo per propaganda, il numero di violenze che hanno come vittime donne è sempre più rilevante, dimostrando lo squilibrio tra i rapporti di genere nel nostro paese. Oggi in Italia chi nasce donna,nasce discriminata. Una donna in Italia oggi ha meno possibilità di un uomo già al momento della nascita. Oggi essere donna in Italia vuol dire essere sempre un passo indietro agli altri sul posto di lavoro, perché contemporaneamente per essere una donna "vera" socialmente accettata deve essere madre, regina della casa, badante per gli anziani della famiglia, e alla sera anche un'amante appassionata per il proprio compagno che torna a casa dal lavoro e si toglie i pantaloni. Oggi per una donna non viene rispettato il principio costituzionale di uguaglianza sostanziale che sacro è sancito dall'art 3 della nostra Carta.
La Costituzione dice espressamente:"tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,senza distinzioni di SESSO,di razza,di lingua,di religione,di opinioni politiche,di condizioni personali e sociali".Ma soprattutto che:"È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,che,limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini,impediscono il pieno sviluppo della personalità umana(...)".Donne,oggi vi è negato tutto questo. Se la sera non uscite da sole perché temete per la vostra vita solo ed esclusivamente perché siete delle donne, se temete di vestire come desiderate perché non volete attirare l'attenzione di qualche uomo malintenzionato, se non fate figli perchè avete paura di un licenziamento..Tutto questo è una violazione dei vostri diritti costituzionali.Se vi private di alcune parti della vostra vita in ragione del vostro sesso, non state lottando per il vostro diritto sacrosanto ad avere le stesse opportunità e le stesse libertà dei vostri concittadini uomini.Perché io posso uscire la sera e tornare a casa solo senza timore mentre una donna no?Soprattutto perché accettate tutto questo?! Perché limitarsi a sopravvivere in una società che vi vuole serve quando avete tutti i diritti di manifestare la vostra forza e intelligenza?Perché avete scelto la strada della subordinazione?Vi aspettate che siano gli uomini a lottare per la vostra emancipazione? Vi aspettate che siano gli uomini a "concedervi" la libertà? Come se sia una cosa a nostra disposizione?La verità è che la parità tra generi non è una cosa che si può istituire con una legge ma è frutto di un lungo processo di metamorfosi sociale e culturale, fatto di lotta e sudore, e mie care amiche siete le uniche che possano mettere in moto questo meccanismo e spezzare le vostre catene.Vi do un consiglio...leggete la Lisistrata di Aristofane...
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